tanto per cominciare diciamo subito che con 40ha sono necessari dei dipendenti, e poi tenendo conto che, mi par di capire, lei partirebbe da zero, una gran bella somma da investire in macchinari ed attrezzature (intendiamoci, tante cose ci vogliono comunque ma un conto è lavorare su grandi estensioni un conto su piccole); vi è comunque da dire come ci sia la possibilità di prendere finanziamenti magari anche a fondo perso fino al 30/50% dell'investito, a seconda della zona dove è collocata l'azienda agricola, se parlassimo ad esempio di zone disagiate tipo quelle montane credo si riesca a prendere qualcosina di più.
i dipendenti mi pare costino meno di quelli industriali (contributi) ma personalmente sono contrario ad averne perchè per poco che costino sono comunque cari nel senso che la campagna rende poco; qui ormai chi ha i dipendenti, e parlo di viticoltori, producono il vino perchè questo a fronte di poco lavoro da un margine di guadagno considerevole viceversa avere i dipendenti semplicemente per produrre l'uva da vendere alle cantine è già poco affare. nella pratica l'uva doc te la pagano circa 1,80/1,70euro il kg e con uno stesso kg di uva si produce quasi una bottiglia da 0,750litri venduta poi a 4/5euro (a cui va tolto un buon 0,50euro per costo vetro, tappo, vestito). per fare il vino però mica ci vuole tutta sta scienza o tutto sto tempo: si fa la pigiatura poi si aspettano 2/3 giorni perchè il mosto deve "bollire", si torchia e si mette in botte; da qui una settimana e si travasa; dopo due settimane e si travasa; dopo tre settimane e si travasa; siamo ormai a novembre e il vino è fatto anche se sarà venduto in primavera, ancora un travaso a fine inverno e uno prima del caldo e voilà; insomma con poco lavoro raddoppi il valore dell'uva, il problema però è avere tutto a norma... secondo le leggi moderne voglio dire... per fare il vino non basta una cantina, diciamo ci vuole una ambiente a modi sala operatoria... ci torneremo, ora torniamo ai dipendenti.
gli italiani si tirano fuori da questi lavori da operaio, preferiscono starsene disoccupati ed aspettare lo sbocco per il quale hanno studiato... perciò spessissimo bisogna ricorrere a manodopera straniera con annessi problemi di integrazione inoltre bisogna vedere se sono formati; es. sanno potare una vigna? e soprattutto un albero? non è tutto così facile... e poi ignoro totalmente quali norme di sicurezza andrebbero fatte rispettare ad un dipendente che sale sopra un albero per raccoglierne il frutto o per potare... tutto ciò comporta anche un costo, quello burocratico ed un problema di stress a mio avviso non di poco conto; es. viene la grandine, o la siccità o una frana o un allagamento e distrugge il raccolto, ma il dipendente và pagato ugualmente invece se uno è in proprio il danno viene limitato al mancato introito a fronte del tempo e dei sacrifici investiti.
la campagna poi non è una fabbrica che al week-end spenta la luce tutto si ferma, secondo come va il tempo, es. è piovuto molto in settimana e si ci trova indietro con i lavori, le piante non possono aspettare il lunedì, bisogna lavorare anche di sabato e magari pure di domenica se finalmente c'è il sole e l'opzione normalmente è molto sgradita al dipendente. viceversa mi è capitato di vedere miei vicini che hanno il/i dipendente/i e magari in un certo periodo non piovendo mai non hanno perso giornate, risultato si trovano avanti con i lavori e non sanno letteralmente cosa far fare all'operaio che però continuano a pagare per cui si "inventano" lavoretti talvolta allucinanti.
proprio sul clima vi è da rilevare come sia sempre più nemico del coltivatore vista la crescente frequenza con cui si verificano le intemperie a causa dell'inquinamento. anche sotto l'aspetto della spesa per fitofarmaci e concimi l'umidità o il secco hanno incidenze sui costi e prutroppo sono crescenti.
insomma, intraprendere tale attività se l'idea fosse fare soldi magari lasciando ai dipendenti il grosso della fatica mi pare una boiata pazzesca. perlomeno a quel che vedo qui dalle mie parti non mi pare funzionare. mio nonno del resto diceva sempre: "
rende di più il poco tenuto bene che il tanto tenuto male". su un ettaro troviamo circa 5000 viti; garantisco che con 2000 o poco più da solo ci vuole tutta se si sommano gli alberi da frutta diciamo le olive 300circa sono fin troppe... l'abbinamento (2000 viti + 300 ulivi) dà un lavoro che si alterna perfettamente; lei parla genericamente di frutteto bisogna vedere a cosa si riferisce, fossero ciliege o pesche ad esempio non troverei semplice integrarlo con la vigna visto che il momento della raccolta coincide con un periodo di intenso lavoro in vigna). ad ogni modo tenga presente che ho una vigna dove anni fa si prendeva 30quintali d'uva l'anno, i nonni l'affittarono ad un tale che ha due dipendenti e un 20/30mila piante da gestire, due anni fa non ha raccolto neppure un quintale, l'anno scorso mi pare una decina scarsi; ergo evidentemente aveva ragione mio nonno e pure di parecchio....
se invece l'idea motivatrice di tale aspirazione è il contatto con la natura, il poter lavorare liberi, l'amore per le cose semplici, un'elevazione interiore ecc. beh, allora la pensata sarebbe ottima ma in quel caso l'aspirazione coerente dovrebbe essere la lavorazione di un terreno ben gestibile autonomamente. meglio cominciare con un piccolo terreno chessò 500 viti e poche decine di alberi in modo da provare a lavorare in campagna il week-end, o qualche fine giornata dopo il lavoro tanto d'estate alle 21 è ancora giorno, in modo non troppo pesante così da verificare quanto si è realmente portati a questo tipo di lavoro e in modo da avere un'idea più precisa sul come organizzarsi in futuro (quante piante, e di cosa, ed eventualmente operai sì o no). poi una cosa che non da reddito diretto però consente di risparmiare nutrendosi meglio è l'orto. coltivare ortaggi secondo la giusta cadenza temporale (i pomodori solo d'estate, i carciofi solo d'inverno ecc.) per il proprio piacere e la propria salute, più che per questioni economiche, è una gran cosa (vendere ortaggi è un business apparente, è vero che la vedura costa carissima ma andate un pò a vedere cosa viene pagata al contadino... 10 volte meno del prezzo finale...)
poi mi domando, ma si vorrebbe trasformare anche il prodotto, del tipo fare il vino e confetture, oppure vendere direttamente la frutta? fare il vino per vendere è un'impresa dal punto di vista burocratico non di poco conto, avere gli ok asl, i marchi doc e soprattutto una struttura adibita a questo costa moltissimo sia in termini di capitale che di pazienza; tra l'altro nel caso poi bisogna anche scegliere i canali di vendita, diversificarli ecc., insomma vuol dire fare impresa veramente a 360 gradi. certo si può fare ed è molto stimolante, avvincente, bello; però bisogna saper, e aver voglia, di fare un pò tutto insomma ed accettare come socio lo stato. un mare di soldi e di tempo infatti andrebbero persi tra mille uffici; trovo questo decisamente moolto lontano da un'idea di lavoro in campagna come scelta di vita.
ecco, per come la vedo io l'agricoltura è, dovrebbe essere, soprattutto una scelta di vita, per vivere meglio e attribuendo dunque molto minor valore al vil denaro. accontentandosi più della soddisfazione emotiva che non dell'appagamento economico (che poi quando uno guadagna i soldi che spende l'eventuale avanzo a che gli serve se non a stressarsi ulteriormente per farlo fruttare in interessi? ragionamento che trovate nel nuovo testamento, forse vangelo di Matteo ma non sono sicuro). non me ne vogliano i colleghi delle pianure ma chi ha la fortuna di lavorare la terra in ambienti collinari sa di vivere in una cartolina tutto l'anno,! e poi, vogliamo mettere il paragone con un triste ufficio? dove l'aria è finta d'inverno come d'estate, dove le stagioni non vengono percepite, gli spazi sono angusti, la faccia del collega irritante è sempre lì ecc.
non sò in questo contesto economico planetario cosa sarà conveniente in futuro, certo avere di che mangiare non mi pare poco.. comunque oggi come oggi gli ostacoli che vengono da altri paesi e dalla politica che rappresenta certi interessi sono pesanti. prossimamente il nostro ministro dell'agricolutra luca zaia dovrà cercare di difendere ad un vertice wto l'indicazione di provenienza sui generi alimentari. pare una cosa assurda, e lo è, ma ci sono molti paesi che vorrebbero far sparire la rintracciabilità del prodotto. tra l'altro andare a puntare su questo mentre al contempo si moltiplicano le sibilline brutte copie dei nostri prodotti tipici non lascia scampo ad interpretazioni, per troppi stronzi contano solo i soldi.
alla fine le dò un consiglio che trova nella nostra costituzione all'articolo 4 (a proposito spero tanti studenti abbiamo scelto questa bellissima traccia).
"
Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un'attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società."
è ovvio che per fare questo sia necessario seguire le proprie inclinazioni, l'attività agricola può essere ottima (ma non è detto lo sia per forza).
mi faccia sapere cosa ha scelto di fare.
ps: mi pare d'aver scritto già abbastanza... ad ogni modo per eventuali ulteriori delucidazioni l'indirizzo lo conosce ;-) LL