venerdì 28 maggio 2010

Euro 2016: italia bocciata. GODO!!!

per voi che immaginavate affari d'oro con mega appalti e mega cantieri.

questa ennesima bocciatura internazionale dovrebbe far riflettere su quanto sia credibile il nostro paese nei suoi livelli di comando e quanto sia tenuta in conto la nostra capacità organizzativa.
su quanto siano giudicate ridicole, demagogiche, populiste le nostre leggi che regolamentano annessi e connessi al pallone.

per voi che volevate essere corrotti e corrompere.
per voi che volevate speculare e distruggere.

per voi che avete inventato i tornelli, i biglietti nominali, e ora la tessera del tifoso.
per voi che i nostri uomini in divisa non sbagliano mai.
per voi il problema del calcio italiano sono i tifosi con il loro calore e colore.

per voi che moggi poverino.
per voi che matarrese e carraro uomini d'esperienza.
per voi che i diritti televisivi.
per voi che casms, osservatorio, maroni, amato, melandri, serra, pisanu e autoblu allo stadio.

per voi ignoranti già di vostro e che vi riempite la bocca con le cazzate datevi in pasto da questo asservito sistema informativo.

per tutti voi GODO IMMENSAMENTE.

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mercoledì 26 maggio 2010

Libretti al portatore

dicono siano stati inventati per venire incontro alle esigenze del piccolo evasore perchè il grosso ha ben altri mezzi, nazioni addirittura.
la mia contrada ne ha però uno per la sua cappella.

ora la carne al fuoco della politica è tanta dunque occhi aperti perchè si è sentito dire che potrebbero essere toccati in questa manovra.
certo, sono soldi sicuri che lo stato ben conosce. cash che potrebbe rientrare fresco fresco e che nemmeno verrebbe considerato alla dicitura "tassa" bensì alla gloriosa voce "recupero dall'evasione".

ora siccome ci girerebbero pesantemente i cosìdetti nel caso ci venisse scippata parte della questua, stiamo valutando di portarci avanti perchè poi certe novità compaiono dalla sera alla mattina nel silenzio generale.

se avete suggerimenti li terrò in considerazione. grazie.

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venerdì 21 maggio 2010

Priorità della politica



(palombo e cassano)


con le borse che proseguono nel loro crollo (e milano negli ultimi mesi è certamente tra le peggiori in assoluto dell'occidente) in uno scenario monetario e finanziario da brividi per chiunque.

con una manovra finanziaria lacrime e sangue alle porte in un contesto economico già depresso di suo da mesi di cassa integrazione & disoccupazione record.

con le inchieste giudiziarie che scoprono sistemi, cricche (a me piace il termine logge) di favori illegittimi tra vari uomini di stato dirigenti a diversi livelli.

con l'ombra sempre più pesante di apparati dello stato dentro le stragi di mafia.

con un'informazione che taglia anche la busi e nuove leggi bavaglio alle porte per tutta la stampa nonchè le contestuali norme anti-indagine.

ecco finalmente arrivare nuove notizie:
A seguito delle ultime riunioni tra le società sportive e l'Osservatorio sulle Manifestazioni Sportive, l'U.C. Sampdoria informa che Samp Card - la tessera del tifoso blucerchiata - potrà essere richiesta anche contestualmente al rinnovo dell'abbonamento per la stagione sportiva 2010/11. La società ha deciso pertanto che Samp Card sarà sottoscrivibile gratuitamente da parte degli abbonati alla stagione 2009/10 non più entro il 22 maggio, ma entro e non oltre la conclusione della nuova campagna abbonamenti. (ricordo che chi non farà la tessera bancomat rilasciata dalla questura non riceverà l'abbonamento n.d.ll)

dunque io intendo sia semplicemente che al ministero ricevendo nei fatti ostracismo, boicottaggio tattico e non accondiscendenza supina da parte del 90% delle società di calcio, cerchino di prendere tempo e di prorogare la raccolta tessere/bancomat sperando che appunto col tempo altre società si allineino o si sentano con le spalle al muro.

il problema è che visti i tempi che corrono (con la finanza in difficoltà) le pressioni continueranno forti.

vero di contro da non sottovalutare le pressioni sociali, il circenses in questo momento proprio che non va tolto...

oggi da rimarcare che si deciderà per la questine conto-tv e relativi diritti televisivi calcistici (cioè la stragrande maggioranza della torta/droga che tiene in piedi questo calcio/business).

se conto-tv dovesse vincere anche oggi molte società salterebbero (o dovrebbero saltare, poi con la politica italiana non si sà mai visto che in passato onde salvaguardare il circeses appunto già alcune spa del pallone sono state paraculate....).

occhio dunque perchè i soldi dalle banche i presidentissimi li han già presi e spesi...


ps:
nella foto in alto la sud blucerchiata al derby (unico striscione appeso durante il secondo tempo, senza chiedere il permesso alla questura). la samp tra le mura amiche è la squadra che ha subito meno gol di tutta europa.

nella seconda foto i giocatori sampdoriani festanti per il quarto posto conseguito. si noti Angelo Palombo, il capitano della samp nonchè prezioso centrocampista della nazionale italiana con la maglietta NO ALLA TESSERA DEL TIFOSO

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martedì 18 maggio 2010

Dollaro caput mundi

da qualche giorno penso, sempre con maggiore convinzione, al fatto che dietro tutto sto ambaradan sui conti dei paesi europei e il crollo dell'euro ci siano gli americani...
il recente commento di apo,
"Fino a pochi mesi fa si sentiva dire che molti paesi, forse per fare un dispetto o forse per prudenza volevano cambiare la moneta di riferimento e passare dal dollaro mall'euro (cina russia paesi arabi ecc.) ora che l'euro rischia di sparire cosa dicono questi paesi?"
mi fa particolarmente piacere poichè nelle sue righe viene a mio avviso sintetizzato il perchè di tutto 'sto casino (o perlomeno il lettore è sceso nel mio caruggio).

per carità, senz'altro i conti di molti paesi europei non vanno bene ma davvero è una cosa di oggi? nel mondo la situazione è tanto diversa? la finanza creativa, per non dire la legalizzazione del falso in bilancio attraverso artifici contabili, è esclusiva dell'europa mediterranea? il mondo, la finanza mondiale forse non si reggono su un grande bluff virtuale fatto di montagne di debiti cui nella pratica quasi nessun paese potrebbe realmente far fronte con denaro reale? tanto per dire la california (mica un frillo qualsiasi) su cui ricordo di aver letto dei numeri orrendi, davvero se venisse attaccata da agenzie e qualche gruppo organizzato, fatto di banche che ovviamente si avvale di media, passerebbe la notte serenamente?

bah, non lo sò però io credo che se davvero si volesse arrivare alla resa dei conti reali e non virtuali torneremmo al baratto. e sono convinto che questa ipotesi non sia neppure presa in considerazione da quelli che hanno il potere, i quali ovviamente in tale contesto perderebbero quasi tutto.
dunque molto più semplicemente tutti questi movimenti sul valutario seguiti al gran can-can contabile mi hanno portato a ritenere che si sia voluto ristabilire l'ordine monetario:
dollaro caput mundi.

qualcuno voleva comprare e vendere petrolio e materie prime in euro? beh se l'idea cominciava a farsi largo oggi la stessa è sparita... (o perlomeno accantonata perchè non è detto sia finito tutto).
gli americani hanno risottolineato la centralità della loro moneta, che come ben sta spiegando mattia nella sua tesi, è per gli u.s.a. un esclusivo quanto grandioso affare.

una guerra subdola, con buona pace del "pacifista" obama (il quale o è favorevole, o non conta nulla..) e una guerra che non si dichiara (come la nostra in afghanistan).
di fatto la definirei una guerra moderna, cui gli europei hanno lavorato da tanti anni ma alla fine i favoriti restano gli americani.
come tutte le guerre prima finisce e meglio è. per tutti.
e ovviamente meno distruzione c'è e meglio è pure per i vincitori. insomma per washington l'euro non deve sparire, deve solo abbassare la cresta.

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venerdì 14 maggio 2010

Petroldollari, 2.8

2.8. La guerra in Afghanistan.

Dopo il crollo dell'Unione Sovietica, si erano aperti enormi spazi di intervento per le altre potenze in aree economiche e strategiche che prima non erano neanche ipotizzabili. In particolare nell'area transcaucasica si era aperto un vuoto di potere che in molti hanno cercato di colmare.
L'Afghanistan, pur essendo irrilevante come produttore di petrolio e gas naturale, riveste una notevole importanza strategica nella lotta per il controllo del mercato petrolifero, soprattutto dal 1991, quando nei fondali del Mar Caspio e nel Caucaso sono emerse riserve di petrolio e gas naturale seconde solo a quelle dell'Arabia Saudita. Così iniziò una lotta tra le principali compagnie petrolifere per aggiudicarsene il controllo. Inizialmente la Chevron, sostenuta dal governo americano, riuscì ad aggiudicarsi il grande giacimento di Tenghiz in Kazakistan poi la Bridas di proprietà dell'italo-argentino Carlos Bulgheroni ottenne i diritti di estrazione del giacimento di Yashalar in Turkmenistan al confine con l'Afghanistan. Nella primavera del 1995 il Turkmenistan e il Pakistan commissionarono a Bulgheroni uno studio sui possibili itinerari afgani per la realizzazione della pipeline. Pochi mesi dopo, un'altra importante compagnia petrolifera, la UNOCAL, che ha sede in California e ha come principale consigliere Henry Kissinger, iniziò, tramite il suo Presidente, John Imle, a corteggiare Niyazov (il Presidente turkmeno) e Banazir Bhutto (l'allora Primo Ministro del Pakistan), proponendo un'altra pipeline che avrebbe all'incirca seguito lo stesso itinerario di quella proposta dalla Bridas ma dell'Unocal.
Il problema principale per la realizzazione del progetto era rappresentato dalla guerra in corso in Afghanistan tra i talebani, appoggiati da Pakistan e Stati Uniti, e i mujahedin dell'Alleanza del nord composta a sua volta da diversi gruppi.Quando entrò in gioco la Unocal, il conflitto subì una forte accelerazione grazie ai più consistenti aiuti forniti ai talebani da Usa e Pakistan, così che riuscirono a conquistare, oltre alla capitale, circa l'80 % del territorio. Dopo la conquista di Kabul, quando il regime talebano cominciava a dare una parvenza di stabilizzazione, hanno lottato per la costruzione i questa pipeline due principali gruppi: CENTGAS formata da:
Unocal Corporation (USA), 46.5% Delta Oil Company Limited (Arabia Saudita), 15% Governo del Turkmenistan, 7%Indonesia Petroleum, LTD. (INPEX) (Giappone), 6.5%ITOCHU Oil Exploration Co., Ltd. (CIECO) (Giappone), 6.5% Hyundai Engineering & Construction Co., Ltd. (Korea del Sud), 5% The Crescent Group (Pakistan), 3.5%una partnership al 50% fra l'argentina BRIDAS di Bulgheroni e NINGHARCO che a sua volta è vicina al principe Turki al-Faisal, uno dei più potenti personaggi del regime saudita nonché capo dei servizi segreti.
La gara fu vinta nel 1998 dalla CENTGAS.Ogni parte ha avuto il sostegno di potenti alleati politici. La proposta della Unocal era favorita dal Turkmenistan e dal Pakistan, visti i loro rapporti con gli Stati Uniti, mentre quella della Bridas era appoggiata dai Talebani e da Bin Laden. La competizione tra le due parti si rifletteva anche all'interno della famiglia reale saudita: la Delta Oil, di proprietà saudita, che era parte della Unocal, faceva capo nominalmente al re Fahd e rappresentava lo schieramento più conservatore, che non voleva contrariare l'alleato americano. L'altro gruppo più "rivoluzionario" voleva invece una politica del petrolio più aggressiva, anche a costo di andare contro gli USA. Inoltre c'è la questione dei rapporti con l'Arabia Saudita. L'Arabia Saudita è governata da un autocrazia monarchico-religiosa e oltre ad avere sul suo sottosuolo un quarto delle risorse petrolifere mondiali, è anche una penisola strategicamente importante per le rotte energetiche.
Prima dell'11 settembre i rapporti tra Usa e il suo alleato nell'area, l'Arabia Saudita, cominciarono ad entrare in crisi e i flussi di petrodollari, che fanno dell'Arabia Saudita un prezioso alleato degli Usa nella regione medio-orientale non impedirono né impediscono alla monarchia saudita di sostenere finanziariamente tutti i fondamentalismi islamici. In realtà i rapporti tra Stati Uniti e Arabia Saudita si sono incrinati a causa di una crisi nelle relazioni interne al regime saudita. Per certi aspetti assomiglia alla rivoluzione islamica del 1979, che portò al potere il regime degli ayatollah in Iran. Così come in Iran, il governo, rappresentato dalla casa Saud, stava iniziando a perdere l'appoggio del settore industriale, una frattura che sembra polarizzarsi tra le elite della regione di Hijazi sede della Mecca e di Medina, nonché della capitale economica Jeddah, e la regione di Najd base della famiglia reale saudita. La Casa Saud, per circa un secolo, ha mantenuto una complessa rete di alleanze tribali attraverso una intricata distribuzione di benefici economici, però la capacità economica per finanziare questo stato del benessere si è indebolita a causa delle fluttuazioni del prezzo del petrolio e del peso del debito estero. Inoltre, il malcontento sociale prodotto da una economia caratterizzata da alti tassi di disoccupazione. Il regno saudita si era sempre basato sulla tensione tra potere del re e del clero. Il primo si basava sulla protezione fisica esterna e sugli accordi istituzionali e finanziari con gli Stati Uniti, mentre l'altro nell'adozione ed esportazione della versione più conservatrice e antioccidentale dell'Islam, il wahabismo. L'implosione del blocco sovietico e la fine della guerra fredda fu il primo grande evento che minò le basi dell'alleanza arabo-statunitense, perché si indebolì il nazionalismo arabo laico.
La Russia, già dopo la caduta di Kabul, rendendosi conto che correva il rischio di rimanere esclusa dal controllo del petrolio Caspio e da un'area che fino a pochi anni prima era stata parte integrante del suo territorio, si svegliò dal lungo sonno e, insieme agli altri paesi della Comunità degli Stati Indipendenti (CSI) e all'Uzbekistan, decise di appoggiare più decisamente l'Alleanza del Nord di Massud. L'Iran, che con la nascita della pipeline Turkmenistan-Afghanistan-Pakistan (TAP) o Turkmenistan-Afghanistan-Pakistan-India (TAPI) rischiava di restare emarginato, nonostante confinasse con il Mar Caspio e fosse uno dei maggiori produttori petroliferi del mondo, e la Cina, a sua volta preoccupata dal rafforzamento della presenza Usa nell'Asia Centrale, decisero anch'essi di appoggiare l'Alleanza del Nord.
Anche l'Europa era preoccupata dal corso degli eventi, perché il nuovo oleodotto avrebbe consegnato agli Usa il monopolio mondiale del mercato del petrolio con tutto quello che avrebbe significato sul piano del controllo della rendita finanziaria.
L'Iran, d'altra parte, sosteneva (e sostiene tuttora) la costruzione della pipeline Iran-Pakistan-India (IPI), che consentirebbe a Teheran di porsi come uno dei poli centrali nell'esportazione di petrolio e di gas naturale. Il progetto IPI piaceva a tal punto alla Russia che la Gazprom si era proposta di finanziarne la costruzione. Anche la Cina aveva dato il suo assenso, visto che il progetto IPI prevede una bretella che porterebbe il gas naturale sino a Pechino, il che farebbe dell'Iran, non solo un perno asiatico del controllo e della esportazione di risorse energetiche, ma un alleato fondamentale di Russia e Cina. Inoltre, escluderebbe completamente dalla partita l'imperialismo americano e, questione non secondaria, l'Iran, come i suoi partner asiatici, commercerebbe in euro e non in dollari, minando alle fondamenta il parassitismo di Washington.
Nonostante gli aiuti diretti all'Alleanza del Nord fossero minimi, i mujahedin riuscirono a contrastare l'avanzata dei talebani; inoltre, in seguito agli attentati alle ambasciate statunitensi in Tanzania e in Kenia, attribuiti a Bin Laden, e alle successive ritorsioni americane con il bombardamento di alcuni campi di addestramenti di al Qaeda in Afghanistan, la Unocal decise di ritirarsi dalla CENTGAS e abbandonare il progetto TAP.
I rapporti fra gli Usa e i talebani iniziarono a diventare a dir poco ambigui e strani. Mentre gli Stati Uniti ufficialmente criminalizzavano i talebani, la Unocal e altre compagnie li finanziavano e facevano affari con loro.L'attentato alle Torri Gemelle dell'11 settembre fu un vero e proprio choc per la popolazione americana, era la prima volta che gli Stati Uniti subivano un attacco sul proprio territorio e questo l'aveva colpita al cuore, per di più in diretta televisiva. La paternità del gesto fu subito attribuita a Osama Bin Laden che, nonostante ne avesse assunto la responsabilità morale, non aveva mai dichiarato di esserne l'organizzatore. Non ci fu nessun processo e le prove cosiddette "inconfutabili" furono tenute segrete. Alcuni nutrirono anche dei dubbi sulla presunta incapacità dell'Intelligence americana di sventare gli attentati quasi a supporre una sorta di connivenza con gli attentatori. In ogni caso, il dato di fatto è che il tragico episodio aveva fornito su un piatto d'argento l'opportunità di intervenire militarmente in Afghanistan secondo un progetto deciso precedentemente. Infatti i talebani avevano dimostrato di non riuscire a garantire la sicurezza e il controllo di tutto il territorio e per gli Stati Uniti era necessaria la formazione di un governo congiunto con le altre fazioni in Afghanistan, cosa che i talebani avevano rifiutato. Ben presto però il regime si dimostrò incapace di adempiere ai suoi compiti. Il fanatismo religioso, per certi aspetti determinante per consentire ad un esercito di uomini scalzi di battersi fino all'ultimo sangue, risultò disastroso ai fini di un duraturo progetto di modernizzazione e di stabilizzazione interna.
Osama Bin Laden era un pericolo per gli Usa non solo in quanto paladino nella lotta contro l'occidente americano: era alleato economico di alcuni paesi arabi produttori non aderenti all'Opec e nemico giurato della monarchia Saud sia per questioni religiose che per un contenzioso su alcuni pozzi petroliferi. Cercava di costruire un'alleanza tra paesi integralisti, fuori e contro il monopolio americano, al fine di decidere autonomamente quantità e prezzi, e cercava con un'impresa specializzata nella costruzione di pipeline di partecipare alla costruzione di oleodotti dalla zona del Caspio all'Oceano Indiano. Tutti obiettivi che si scontravano con gli interessi americani.
In risposta all'attentato alle Twin Towers, il 7 ottobre del 2001 iniziò l'attacco all'Afghanistan, senza Onu e senza Nato o meglio con un appello formale all'art.5 dello statuto NATO che recita: "Le parti convengono che un attacco armato contro una o più di esse in Europa o nell'America settentrionale sarà considerato come un attacco diretto contro tutte le parti, e di conseguenza convengono che se un tale attacco si producesse, ciascuna di esse, nell'esercizio del diritto di legittima difesa, individuale o collettiva, riconosciuto dall'art. 51 dello Statuto delle Nazioni Unite, assisterà la parte o le parti così attaccate intraprendendo immediatamente, individualmente e di concerto con le altre parti, l'azione che giudicherà necessaria, ivi compreso l'uso della forza armata, per ristabilire e mantenere la sicurezza nella regione dell'Atlantico settentrionale. Ogni attacco armato di questo genere e tutte le misure prese in conseguenza di esso saranno immediatamente portate a conoscenza del Consiglio di Sicurezza. Queste misure termineranno allorché il Consiglio di Sicurezza avrà preso le misure necessarie per ristabilire e mantenere la pace e la sicurezza internazionali."
"Vogliamo la solidarietà di tutti, ma facciamo da soli" era la parola d'ordine della missione americana. Al massimo potevano essere previsti gli alleati inglesi o qualche contingente di rappresentanza internazionale perché gli Stati Uniti avevano subito l'atto di terrorismo e volevano rispondere militarmente da soli. Washington era riuscita a far passare questa guerra come uno scontro tra civiltà, un conflitto tra democrazia e integralismo islamico, tra occidente e terrorismo. Già dal 1998 era cambiata la strategia e i Talebani da alleati erano diventati nemici. Successivamente, l'11 settembre aveva dato la possibilità di attuare militarmente una strategia che era già stata pianificata, che però non aveva ancora trovato la scintilla per poter passare dal livello politico a quello militare.
Il primo obiettivo era quindi quello di sbarazzarsi dei talebani, che non erano affidabili per i progetti petroliferi della Unocal, perché non erano riusciti a controllare quel 20% del territorio fondamentale per la costruzione della pipeline. Inoltre la violenza del governo e l'impresentabilità della classe politica dominante che decuplicò la produzione di oppio rispetto agli anni precedenti senza ammodernare il paese e effettuare investimenti produttivi, stavano creando un forte malcontento tra la popolazione e questo rendeva il governo dei talebani sempre più instabile.
L'altro obiettivo era quello di consegnare agli Stati Uniti il monopolio nella gestione delle risorse petrolifere più importanti, mantenere il dollaro come moneta per le transazioni petrolifere e le rendite petrolifere dell'area euroasiatica.

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mercoledì 12 maggio 2010

Petroldollari 2,7

2.7. Vantaggi comparati del petrodollaro e la sfida del petroeuro

L'indicizzazione del petrolio nella moneta dominante nel commercio internazionale offre una serie di vantaggi per il paese emettitore.
In primo luogo protegge i consumatori di quel paese dalle fluttuazioni nel cambio. In questo modo se il dollaro si deprezza di fronte ad altre monete, i prezzi dei prodotti primari, che generalmente sono denominati in dollari, non aumentano per i consumatori statunitensi. Quindi l'indicizzazione del prezzo del petrolio in dollari, diminuisce la volatilità dei prezzi per l'economia americana comparata ad altri paesi che devono affrontare sia il rischio delle fluttuazioni del prezzo del petrolio, sia quelle del cambio della propria moneta. Di conseguenza la commercializzazione del petrolio in dollari spiega la relativa immunità dei prezzi interni degli USA alle influenze del cambio.
Con un ipotetico cambiamento nell'indicizzazione del petrolio in euro ci troveremmo in uno di questi quattro scenari possibili.
1- Svalutazione del dollaro e petrolio indicizzato in dollari
Ipotesi: Il prezzo del petrolio è di $60 al barile. Il cambio iniziale è $1 = ¬ 1 (1:1)Il dollaro si svaluta a $1.1 = ¬ 1 (1.1 :1)
Quindi il prezzo del petrolio in euro si riduce da 60 a 54,2!!
2- Svalutazione del dollaro e petrolio indicizzato in euro
Ipotesi: Il prezzo del petrolio è di ¬ 60 al barileIl cambio iniziale è $1 = ¬ 1 (1:1) Il dollaro si svaluta a $1.1 = ¬ 1 (1.1 :1)
Quindi il prezzo del petrolio in dollari sale da $60 a $66 Con la svalutazione del dollaro e il petrolio indicizzato in dollari, l'Europa esce avvantaggiata con una riduzione del prezzo del petrolio, mentre gli Stati Uniti non subiscono variazioni nel prezzo. Con la svalutazione del dollaro e il petrolio indicizzato in euro, l'Europa non subisce variazioni nel prezzo mentre gli Stati Uniti subiscono un incremento nel prezzo del petrolio. Quindi, gli Stati Uniti rischiano conseguenze negative con la svalutazione del dollaro nel momento in cui il petrolio venga indicizzato in euro.
3- Rivalutazione del dollaro e petrolio indicizzato in dollari
Ipotesi: Il prezzo del petrolio è di $60 al barileIl cambio iniziale è $1 = 1 (1:1) Il dollaro si rivaluta a $0.9 = ¬ 1 (0.9 :1)
Quindi il prezzo del petrolio in euro sale da ¬ 60 a ¬ 66,64!!

4- Rivalutazione del dollaro e petrolio indicizzato in euro
Ipotesi: Il prezzo del petrolio è di $ 60 al barileIl cambio iniziale è $1 = ¬ 1 (1:1) Il dollaro si rivaluta a $0.9 = ¬ 1 (0.9 :1)
Quindi il prezzo del petrolio in dollari scende da $60 a $54
Con la rivalutazione del dollaro e il petrolio indicizzato in dollari, l'Europa esce svantaggiata con un aumento del prezzo del petrolio, mentre gli Stati Uniti non subiscono variazioni nel prezzo.
Con la rivalutazione del dollaro e il petrolio indicizzato in euro, l'Europa non subisce variazioni nel prezzo mentre gli Stati Uniti ottengono una riduzione nel prezzo del petrolio. Quindi, l'Europa corre il rischio di continuare a subire aumenti nel prezzo del petrolio con la rivalutazione del dollaro, nel caso in cui si mantenga l'indicizzazione del prezzo del petrolio in dollari.
Gli Stati Uniti rischiano l'aumento del prezzo del petrolio ma non quello delle fluttuazioni dei tassi di cambio a differenza dell'Europa che può essere colpita da entrambi: l'aumento del prezzo del petrolio e la rivalutazione del dollaro.
Nonostante questo, la svalutazione del dollaro rispetto alle altre monete e il fatto che quindi il prezzo del petrolio si riduca rispetto alle altre monete non rappresenta una situazione comparativamente più favorevole per l'Europa, per la semplice ragione che il privilegio di emettere la moneta in cui si realizza la compravendita del petrolio permette agli Stati Uniti di comprar petrolio emettendo banconote. L'indicizzazione del petrolio in dollari offre alla Federal Reserve la possibilità di contrastare l'incremento del prezzo del petrolio con politiche monetarie inflative, una alternativa che non possiedono le altre banche centrali.La bassa elasticità della domanda per molti derivati del petrolio, a fronte delle fluttuazioni nel prezzo, specialmente nel caso dei trasporti, significa che un incremento nel prezzo del petrolio aumenta i costi per i consumatori e produce conseguenze negative sulle bilance dei pagamenti dei paesi importatori di petrolio.
Parallelamente, una riduzione nel prezzo del petrolio riduce i costi e alleggerisce le bilance dei pagamenti per i paesi importatori. Quindi il grado di autosufficienza petrolifera di un paese riduce gli effetti negativi che un aumento del prezzo del petrolio provocherebbe sulla bilancia dei pagamenti e sulla stabilità monetaria.Per questo, la maggior dipendenza dal petrolio importato colloca la zona dell'euro in una posizione svantaggiata rispetto agli USA perché è più vulnerabile all'incremento dei costi energetici sia per la sua minore produzione interna (anche se ormai gli Usa importano il 70% del loro fabbisogno petrolifero) sia per le fluttuazioni nei tassi di cambio a differenza degli USA.
Quindi l'interesse strategico della zona dell'euro di aumentare la sua influenza nel mercato petrolifero internazionale e di imporre l'euro come moneta internazionale di riserva, è dovuto alla sua posizione di grande importatore di petrolio.I paesi esportatori di petrolio il cui commercio si dirige principalmente verso gli USA o in Asia Orientale (regione le cui monete sono vincolate al dollaro) sono meno esposti alla perdita di potere delle loro esportazioni a fronte di una svalutazione del dollaro. Paesi come Argentina, Canada, Colombia, Venezuela, Messico non sono esposti alle fluttuazioni dei tassi di cambio allo stesso modo di altri paesi esportatori il cui commercio è geograficamente più diversificato.
D'altra parte, quegli esportatori di petrolio che effettuano la maggior parte del loro commercio con l'Europa potrebbero essere fortemente incentivati a indicizzare il petrolio con un euro forte come alternativa per difendere il loro potere di acquisto. Per esempio paesi come Algeria, Iran, Libia, Russia, Gran Bretagna, Norvegia.
A partire dalla sua entrata in vigore, l'euro si è convertito nella moneta del mercato spot di Rotterdam, dove si determinano i prezzi del nordovest dell'Europa e dei mercati di Marsiglia e Genova dove si determinano i prezzi del Mediterraneo. Si prevede che la creazione di un mercato petrolifero più integrato e in euro eserciterà la sua influenza nella formazione del prezzo del Brent scambiato nel mercato londinese IPE (International Petroleum Exchange) che opera attualmente in dollari. Questo è di fondamentale importanza perché la maggior parte del petrolio commercializzato a Londra viene venduto alle raffinerie del nordovest europeo ed è quello che influisce maggiormente sui costi energetici europei.
La conversione in euro del mercato di Rotterdam e di altri mercati europei non è ancora sufficiente perché il dollaro venga sostituito nella commercializzazione del greggio europeo. La produzione di petrolio nella eurozona è minima e non possiede il potere di mercato sufficiente per sostituire l'euro al dollaro anche perché l'Europa non è una potenza militare come gli Usa.
Il prezzo del greggio Brent è uno dei tre punti di riferimento chiave nella commercializzazione internazionale del petrolio, insieme ai mercati di New York e Dubai. La sua importanza risiede non solo nella determinazione dei prezzi del Mare del Nord ma gioca anche nella formazione dei prezzi del petrolio del Nord Atlantico e nella maggior parte delle transazioni di petrolio effettuate fuori dal Nordamerica. Questo è dovuto in buona parte alla posizione intermedia del mercato del Brent tra Medio Oriente e America del Nord, che permette di estendere la sua influenza nel mercato di Dubai che opera facendo riferimento al mercato del Brent e alla domanda europea. A sua volta il mercato di Dubai determina la formazione dei prezzi del greggio importato in Asia orientale includendo il petrolio proveniente da Indonesia e Malesia ma anche il petrolio messicano esportato verso l'Asia. Per questo il mercato del Brent è un prezzo leader non solo in Europa e Africa ma indirettamente anche in Medio Oriente e Asia orientale.

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venerdì 7 maggio 2010

Euro




la caduta delle borse europee comincia a farsi preoccupante vista la facilità con la quale abbiamo perso i supporti descritti l'altro giorno. mi fa piacere che avervi messo in guardia per tempo tuttavia la situazione non è piacevole.

di buono c'è che l'euro è ormai arrivato in zona 1,25 contro dollaro americano (vedi grafico sopra) dunque mi aspetto un assestamento su queste quotazioni per il breve. e se si assesta la moneta penso le borse potrebbero respirare un pochino anche se lo scenario (sempre per il breve ovvio perchè la sfera di cristallo non ce l'ho) resta certamente negativo o al più neutro. paga come al solito la tecnica di non mettersi mai contro il mercato, non mi stancherò mai di ripeterlo perchè per una volta che si guadagna molte volte si perde e soprattutto si perde tanto specie se non si è disciplinati.



ps: allego qui anche il grafico eur/chf (euro-francosvizzero) semplicemente dedicandolo a quelli che "sono dei pazzi 'sti svizzeri a non entrare nella moneta unica, tornerenno sui loro passi supplicandoci di entrare". parole non ce ne sono.

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mercoledì 5 maggio 2010

Sicurezza

vedo che vengono estese le misure emergenziali relative alla nostra sicurezza e così anche in via sarpi piovono limitazioni alle attività commerciali. ti metto nuove regolette di certo recepite quale impiccio al proprio lavoro e in più arrivo persino chiuderti onde prevenire.

ma non sarebbe più giusto punire chi sgarra?
se tizio dichiara di avere un centro benessere e ospita un casino non è meglio chiuderlo e metterlo in galera anzichè "prevenire" rompendo le balle anche a chi poi ha davvero un centro massaggi e non un bordello?
e chi ha un bar o un negozio e lo conduce legalmente perchè deve subire le stesse menate di chi ha centri di spaccio droga o vendita di merce illegale?

ma poi:
più burocrazia e impicci vari per tutti... uhm... dov'è che l'ho già sentita sta cosa?
chiudere tutti onde prevenire.... uhm... dov'è che l'ho già sentita sta cosa?

ma belin ma belin ma belin, poi ti leggi la nuova notizia su ciarrapico, senatore e uomo d'affari e la aggiungi ad una sfilza di vicende giudiziarie vedi qui wikipedia e se già ti sembravano un'ingiustizia e un'idiozia certe misure preventive (perchè se uno ha un'attività illegale state pur sicuri che la porta avanti ugualmente!) figuriamoci dopo....

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Nè ottimista, nè catastrofista

poche nuove sui mercati azionari, le previsioni fatte negli scorsi giorni si sono rivelate esatte e adesso siamo arrivati sui supporti... speriamo non si sfondi non tanto e non solo per una questione squisitamente borsistica ma proprio per un discorso macroeconomico globale cioè, se i grafici bucassero allora quello che si dice nei "bar" rischierebbe di essere vero...
della serie: bilanci legalmente falsi; buchi di cui è sconosciuto il fondo; artifici contabili con effetto domino; giochetti tra agenzie e banche insomma un bel minestrone avvelenato.

comunque, al momento calma e gesso. sono stati semplicemente raggiungi i supporti in fretta e furia d'accordo ma non è una novità che le discese siano sempre più rapide rispetto alle salite come non può sorprendere la doppia velocità che caratterizza wally e le piazze europee specie quelle latine.
di solito in queste fasi sono portato a non credere nè agli ottimisti nè ai catastrofisti, più sovente la verità sta in mezzo. e come al solito mi attengo ai grafici. pratiche che in questi anni hanno pagato. ergo: nè contro il mercato, nè cavalco l'onda mediatica.

certo visti i tassi bassi e le difficoltà dell'azionario verrebbe da investire in modo alternativo, non a caso volano le quotazioni delle opere d'arte (asta record per un picasso) oppure puntare sul vecchio mattone?
però anche lì non mancano le incertezze, certo, se ci fosse la possibilità di comprare a 3mila euro al metro in pieno centro dove il mercato batte sugli 8-9000... e se magari si trovasse qualche amico che non facendotelo sapere ci mettesse il grosso della spesa... ;-)

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