martedì 24 maggio 2011

Bruttissima rottura



Il grafico in oggetto è quello del nostro ftse mib a poco meno di tre anni.


Quella disegnata è l'ultima trend che si può tirare, ciò non induce in me molto ottimismo per il prossimo futuro del nostro mercato azionario, anzi....


A peggiorare le cose c'è la nostra cronica sottoperforma di tutti i principali indici nazionali occidentali interessanti, a cominciare da quelli americani e tedeschi.


L'ampio gap apertosi con la seduta di ieri evidenzia la forza attuale degli orsi, la battaglia con i tori è stata impari, o meglio, i tori non hanno nemmeno provato a dare battaglia.


Non mi addentro in questa sede in analisi politiche nè ho le competenze per discutere di massimi sistemi monetari però non vedere cosa sta succedendo negli ultimi anni al nostro mercato raffrontandolo con i competitor e non vedere la debolezza del nostro quadro grafico trovo sia miope.


Ergo, l'unica alternativa alla prudenza (che predico da un bel pò evidentemente non a torto...) per come intendo io i grafici, è lo short.

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martedì 10 maggio 2011

Il futuro del calcio è scritto nel presente



Il presente dice di una battaglia legale tra le quindici squadre medio piccole di serie A e le cinque grandi (milan, inter, juve, roma e napoli) ovviamente per questioni di soldi:
i diritti tv e la loro ripartizione.

Galliani il venerdì santo dopo la levata di scudi delle normali aveva detto:
"Questo tentativo da parte di 15 società di interpretare a modo loro la legge renderà le squadre italiane ancora meno competitive in Europa di quanto siano oggi".
Dall'altra sponda la musica è stata:
"Alle fine le grandi si facciano il loro campionato europeo e vorrà dire che le altre 15 faranno un campionato italiano dei poveracci"
parole del presidente del Parma Tommaso Ghirardi.

Mercoledì round favorele alle normali:
la Corte di giustizia federale infatti ha respinto il ricorso presentato dalle cinque sorelle che voleva ottenere la sospensione dell'esecuzione e l'annullamento della delibera presa a maggioranza dalle quindici società di Serie A (che ha fissato i parametri di individuazione dei bacini di utenza assegnandone la ricerca a tre istituti demoscopici in base ai quali si determinerebbe la fetta di torta). Ma è solo l'inizio.

Il futuro è delineato ormai da tempo:
il calcio è strapieno di debiti (la serie A è sotto di oltre 1800milioni), così non si può andare avanti a lungo perchè le banche prima o poi finiranno per presentare il conto (anche se dal mio punto di vista ritengo il calcio rappresenti un utile strumento in mano ai governi per calmierare il popolino perciò non credo ci sarà mai un crack).

Da questo punto di vista in europa la situazione è analoga, se non peggiore ovvero tutti i più grandi club sono sotto per cifre altissime:
Manchester Utd -700; Chelsea -800; Real Madrid -500; Barcellona -400 (poi magari hanno ripianato i presidenti che in cambio detengono azioni ma resta il fatto che i numeri reali disegnano voragini).

L'idea non tanto nascosta è:
una lega modello NBA che raccolga i più grossi club europei e gli organizzi un torneo fittissimo di impegni, con campionato e playoff e soprattutto con partite da giocarsi anche in Cina e Giappone, nei paesi arabi e negli U.S.A..
Insomma mettere in piedi un grande circo con spettatori europei anche e soprattutto virtuali; con gli sponsor e i clienti (abbiate pietà della parola "tifosi") di tutto il mondo stile F1.

Si potrebbero fare un sacco di soldi davvero! Ma attenzione, si potrebbero nel futuro, oggi non si può ancora. Oggi si sta cercando di trasformare il tifoso in cliente ma non è così semplice... Amato&Melandri e Maroni hanno prima tappato la bocca alle tifoserie organizzate e poi cercato di svuotare le curve unico settore ancora popolato e socialmente aggregante in stadi sempre più vuoti tuttavia sacche di resistenza risultano ancora attive (lunga vita a loro!).

Ma torniamo al sogno (di alcuni...), di questa superlega. Dicevamo, oggi non si può fare perchè il romanticismo non è stato ancora ucciso del tutto e il campanilismo sopravvive. Lo sport non è ancora morto del tutto anche se l'industria calcio in Italia rappresenta il 4° settore produttivo per fatturato.
La stellare champions league "rende davvero" dai play-off in poi, nella fase a gironcini l'interesse si dimostra scarso, in calo rispetto ad anni fa e spesso addirittura inferiore alle partite di campionato. Da Milano a Roma come in ogni parte del mondo trasformare la straordinarietà in ordinarietà fa perdere interesse mentre la vecchia serie A ha dalla sua la tradizione che come detto sopra un briciolo di peso lo ha ancora.

Questo lo hanno ben capito anche i nostri presidenti perciò mentre i piccoli si osano a fare la voce grossa i big cercano di schiacciare sull'acceleratore.
Aumentare sempre più la forbice degli introiti per togliere competitività, quindi spettacolo, ergo togliere la speranza di lottare. Prosciugare il campionato nazionale di valori per estirpare il senso sportivo dello stesso torneo. Prosciugare le rivali di tifosi per trasformarli in propri clienti.
Quando questo percorso sarà completato statene certi le big se ne andranno (dio tv è con loro).

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